MOBILITA’ URBANA E POLVERI SOTTILI

Quanti di voi, viaggiando verso Roma in giornate soleggiate, hanno notato la “nebbiolina” sovrastante la città eterna? In estate tende addirittura al nero: personalmente mi è capitato viaggiando in auto sull’Appia, più o meno all’altezza dell’aeroporto di Ciampino. Nelle scienze ambientali è chiamata SMOG, termine inglese incrocio tra smoke “fumo”e fog “nebbia”. E’ l’inquinamento della bassa atmosfera terrestre. Per la cronaca, lo SMOG l’ho notato anche sulla mia città, Latina, osservandola dai Monti Lepini. Roma ha 2.825.661 abitanti (ISTAT 2020) e…2.343.330 veicoli circolanti (fonte ACI 2016). Latina 128.811 abitanti e 113.740 veicoli. Densità molto alte, tenendo presente che oltre ai motori a combustione, è lo stesso rotolamento dei mezzi, compreso l’uso dei freni, a produrre polveri. 

L’inquinamento atmosferico delle maggiori città italiane è un problema annoso. Avrete sicuramente sentito parlare di PM10: ma cos’è esattamente? PM10: Particulate Matter ≤ 10 µm, materiale particolato con dimensione inferiore o uguale a 10 micrometri. C’è anche il PM2,5 ancor più pericoloso. Si insinuano negli alveoli polmonari. Le domeniche ecologiche sono programmate dai Comuni per limitarne la diffusione. Nonostante la loro indubbia utilità sociale, quanto sono efficaci nel risolvere questo problema? Non va piuttosto ripensata la mobilità urbana pubblica e privata? Per non parlare della politica industriale? La legislazione europea è tra le più stringenti in materia PM10, responsabili di gravi forme di malattie respiratorie croniche e cardiovascolari (fonte: EEA European Environmental Agency). Recente la notizia circa l’apertura di tre procedure di infrazione verso l’Italia da parte della Corte di Giustizia Europea: quella sulle PM10, quella sul biossido di azoto (su cui è stato avviato un ricorso) e quella sulle PM2,5.

Francesco Toldo

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