Maschietto, femminuccia o cyborg?
- sostenibilità
- 18 Dicembre 2020
“Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi”, diceva il replicante Roy Batty in Blade Runner, capolavoro del cinema fantascientifico. Eppure sono convinto che anche lui sarebbe rimasto sorpreso dai risultati della ricerca dell’Ospedale Fatebenefratelli di Roma e del Politecnico delle Marche, pubblicata sulla rivista scientifica Environment International.
Oggetto dello studio le placente di sei donne sane, tra i 18 e i 40 anni, con gravidanze normali. La tecnica utilizzata è stata la Raman microspettroscopia, che permette di incidere una radiazione laser su una piccola area campione e analizzare la luce diffusa tramite spettrometro.
Lo studio ha isolato 12 particelle di materiale artificiale, tra i 5 e i 10 micron, di cui 3 di polipropilene e 9 di materiale sintetico. Cinque sono state trovate nella zona di placenta che è parte integrante del feto, tre nelle membrane che lo avvolgono e le restanti quattro nella parte attaccata all’utero materno.
”È come avere un bimbo cyborg: non più composto solo da cellule umane, ma misto tra entità biologica e entità inorganiche” ha commentato Antonio Ragusa, uno degli autori principali dello studio e direttore Uoc ostetricia e ginecologia del Fatebenefratelli. Siamo ancora lontani (per fortuna) dalla Molly di “Neuromante” o dalla Motoko di “Ghost in the Shell” ma i rischi per la salute dei bambini non possono essere sottovalutati.
Va ricordato che le microplastiche possono entrare nell’organismo sia per mezzo dell’apparato respiratorio e del circuito ematico (cosmetici, creme, dentifrici ecc.), sia con l’alimentazione, via intestino (vaschette di plastica dei supermercati, plastica monouso ecc.).
Alla luce di questo studio deve essere valutata la proposta dello stop alle microplastiche intenzionalmente aggiunte nei prodotti dell’agenzia europea delle sostanze chimiche Echa, che dovrebbe evitare che 500 mila tonnellate di microplastiche finiscano nell’ambiente nei prossimi 20 anni.
L’impatto economico della restrizione è rilevante, tra i 10,8 e i 19,1 miliardi di euro, in base a come saranno affrontati i rischi ambientali, riformulate le miscele per i prodotti e sostituite le microplastiche. Il parere sarà inviato alla Commissione europea, che lo terrà in conto come riferimento scientifico per le prossime iniziative legislative.
Matteo Felici
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